PREGI – IMPERFEZIONI – DIFETTI

perchè fuori tipo per eccesso e quindi “brutti”) non possono essere anche “bravi” e a ripiegare su soggetti genericamente “brutti”, più asciutti e nevrili. Ma anche una selezione basata sulla nevrilità può comportare per la razza gravi pericoli di degenerazione quando il criterio predominante di giudizio (nelle prove) invece di fondarsi su quel complesso di fattori comportamentali che vanno sotto il termine di “stile”, tenga conto unicamente della velocità pura (agonismo). Questa tendenza, originata dalla competizione col pointer, avvantaggerà alla lunga esemplari sempre più nevrili, ma anche sempre più “epagneul”. Una tale costruzione non sarà più in grado di produrre un galoppo allungato, fluido e radente, in “stile di razza”, bensì una andatura velocissima, “saltata”, con ferme “a strappo” proprie del pointer. In sintesi una tendenza a scivolare verso l’ipotipo. E’ forse utopia immaginare un cane bello e contemporaneamente bravo? Assolutamente no se i giudici, di bellezza o di prove, tenessero sempre presente, nei loro giudizi, il criterio di “bellezza funzionale”: dove bellezza vuol dire appunto adattamento della struttura alla sua funzione. Il pericoloso dualismo cane da bellezza-cane da lavoro, ha origine dal fraintendimento, in un senso o nell’altro, di questo concetto teorico fondamentale. E tale fraintendimento, a sua volta,