“istituzionale” che hanno tutte le razze da ferma: la caccia. E’ irrazionale poter pensare ad una razza da ferma (setter o pointer che sia) staccata dalla tradizione venatoria; la Grande Cerca ha privilegiato soggetti (a volte anche bravi) al limite compatibile del tipo, ipertesi e rabbiosi nel loro modo di essere, con un galoppo che esprime velocità (forse troppa) ma fuori stile in quanto in realtà la frequenza di battute è troppo elevata. Il setter deve denotare energia e velocità ma non deve eguagliare un pointer; deve essere concentrato nella sua azione ma sempre pronto ad interrompere la geometria del percorso, per risalire la minima emanazione di un selvatico e risolverla con le prerogative che tutti conosciamo perché più volte citate dallo standard di razza. Nessun cane deve “volare” : anche in una prova di lavoro (caccia pratica o altro) la prestazione agonistica deve assecondare l’azione di caccia; purtroppo alcune persone (professionisti, giudici, cinofili) lo dimenticano. Rispetto coloro che hanno scelto una via diversa, ma ritengo che l’agonismo e la “fisicità” della prestazione abbia ecceduto (in tutte le prove) a danno dell’aspetto zootecnico provocando spiacevoli difficoltà di utilizzo per i “domestici” fruitori del cane da ferma. Questa mia interpretazione ha sicuramente suscitato lo snobismo (a volte, forse, l’invidia) di alcuni personaggi del mondo cinofilo, tuttavia ritengo che per la selezione di una razza la competizione agonistica rappresenti nient’altro che una componente! I miei setter si sono fatti conoscere grazie alle