LAVORO

irrigidisce in “ferma”, sovente la maschera atteggiata in un ghigno, l’occhio sfavillante, la coda tesa e immobile, seguente la linea del rene, mai più alta, talvolta un pò arcuata (la corda dell’arco passante sotto la coda).
È preferita, in questo caso, la ferma in piedi: eretta la testa, con la canna nasale orizzontale o montante, le orecchie ripiegate indietro, solo erette di tanto in tanto. Su lepre o su selvatico molto vicino, abitualmente le orecchie sono erette. Se, in cerca taglia una zona impregnata di effluvio che lo rende immediatamente certo della presenza del selvatico, con una contrazione improvvisa si rimpicciolisce e si arresta in posa da felino. Indi inizia la “filata” come sopra descritta, ma quasi strisciando, lo sterno rasente terra, con flessioni eccezional a tutte le giunture degli arti, che gli consentono, anche in quella positura, un passo assai lungo, paragonabile a quello del felino, incompatibile, ad esempio, con la struttura del pointer.
Il gioco delle scapole è visibilissimo dalle punte molto sporgenti sul garrese. Poi man mano si rialza un pò e va in ferma come già descritto più o meno a terra. Se poi al galoppo entra improvvisamente nell’effluvio diretto, per poca che sia l’erba sparisce a terra, come inghiottito per incanto; avvicinandosi, lo si trova in pose incredibilmente contratte, spasmodiche, rigidissime.